Caratteristiche del patrimonio forestale del territorio di Aiello Calabro

Caratteristiche del patrimonio forestale del territorio di Aiello Calabro


Descrizione

Aiello Calabro, con i suoi circa 40 kmq di territorio, appena poco oltre lo 0,25% dell’intera superficie regionale calabrese, possiede un patrimonio montano di straordinaria ricchezza. Può sembrare poco dire infatti che, lungo una direttrice immaginaria di appena pochi chilometri che congiunge la costa tirrenica cosentina con il crinale ad essa parallelo della dorsale montuosa appenninica, la Catena Costiera, la sua biodiversità forestale spazia tra le sugherete dei suoi versanti collinari più a ridosso della linea di costa e le formazioni a pino laricio e abete bianco delle pendici più prossime ai suoi rilievi, appena oltre i 1000 metri di altitudine; ma chi conosce la ricchezza del patrimonio forestale italiano sa benissimo che all’interno di questa forbice immaginaria risulta inclusa la gran parte della flora arborea forestale italiana, restando fuori esclusivamente l’ambiente di faggeta e, per ovvie ragioni, la fascia più tipicamente alpina.

La presenza della sughera (e in minor misura anche del leccio) alle quote collinari più basse è innanzitutto la testimonianza dell’espressione più evoluta e naturalisticamente più ricca di quella formazione vegetazionale costituita da specie legnose dalle foglie rigide e persistentemente verdi nel corso della stagione autunno-invernale, le cosiddette “sclerofille sempreverdi”. All’interno di tale comunità vegetale, nota anche tra i non addetti ai lavori come “macchia mediterranea”, prosperano molte specie arbustive che la gente del luogo conosce molto bene per l’impiego diffuso negli innumerevoli squarci di vita contadina tradizionale. Alcuni esempi: il mirto che, nei dialetti della zona è chiamato più familiarmente con un termine che ricorda l’altro nome italiano (meno usato), ossia “mortella”, parola che spesso si presta però all’errata confusione con l’alpino mirtillo; il lentisco, frequentemente sorpreso a far la guardia al paesaggio sui costoni rocciosi e soleggiati dove altre specie farebbero più fatica ad adattarsi; il corbezzolo che quando può riesce a ergersi a piccolo albero, con i suoi frutti vistosamente e variamente colorati a seconda dello stadio di maturazione, dal verde al giallo, all’arancio e al rosso, colori spesso contemporaneamente presenti sulla stessa pianta, e che tentano il palato salvo poi deluderlo alquanto perché, pur se maturi quando da rosso vivo virano quasi all’amaranto, restano comunque poco succulenti e sempre piuttosto aspri e sgradevoli per i numerosi e duri semi inclusi nella polpa. In questo panorama si inserisce anche la presenza di una variegata molteplicità di funghi dalle varie forme e dai vivaci colori. Tra i più noti (e apprezzati a tavola) sono osservabili in autunno l’ovolo buono e il porcino nero.

La suddetta località, topograficamente indicata come “Casellone”, probabilmente dal nome di un antico fabbricato in pietra ivi presente, oggi ridotto a rudere se non ormai quasi a un cumulo di macerie, è un luogo attrezzato per le scampagnate, a disposizione soprattutto degli abitanti locali e dei comuni del circondario dai quali viene spesso (e impropriamente) indicata come “la pineta”. Come mai in un luogo come questo, esteso solo pochi ettari ed escluso dagli itinerari turistici più frequentati, troviamo una tale varietà di piante forestali apparentemente così antiche? Sono sempre state qui? Ma se alcune di esse, soprattutto quelle appartenenti a specie estranee al territorio, non si sono spontanemente diffuse, da chi sarebbero state introdotte? L’importanza del “Casellone”, al di là dell’amenità del luogo e dei suoi aspetti apparentemente solo naturalistici, oggi sfugge ai più, probabilmente anche alla maggior parte degli abitanti di Aiello Calabro; eppure questa piccola porzione di territorio comunale offre, dal punto di vista forestale, una testimonianza viva e tangibile dei primi passi della nostra storia politica nazionale dall’Unità d’Italia in poi.

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