Descrizione
SAN GENIALE
Il «Martire bambino». La storia e il culto di San Geniale, principale Patrono di Aiello Calabro.
Il 26 luglio 1667, dopo un lungo e fortunoso viaggio, giunsero nella «fidelissima città» di Aiello, allora provincia di Calabria Citra, le reliquie del Martire San Geniale, giovanissimo testimone della fede caduto sotto le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano intorno all’anno 304. Secondo quanto narrato doviziosamente dalle fonti notarili, il prezioso “dono” arrivò da Roma mercè la munificenza del cardinale Alderano Cybo Malaspina, fratello di Alberico, secondo duca di Aiello, il quale aveva inteso esaudire le richieste del popolo aiellese da tempo desideroso di possedere una reliquia insigne di un martire. Era, infatti, consuetudine a quel tempo che la Santa Sede concedesse a blasonati richiedenti i così detti “corpi santi”, ossia i resti mortali dei martiri estratti dalle catacombe, perché venissero esposti alla pubblica devozione in apposite urne o in altari-reliquiario. Perorata la causa presso il pontefice Alessandro VII, Alderano ottenne per l’illustre feudo calabrese il «Corpus Sancti Genialis Martyris cum vitro sanguine tincto et lapide marmorea (…) de mandato ex Coemeterio Sancti Laurentii», ossia il «corpo di San Geniale Martire con un ampolla di vetro tinta del suo sangue e la lapide marmorea (…) provenienti dal Cimitero di San Lorenzo». Ciò è quanto riportato dal notaro Angelo Inserra di Aiello nell’atto notarile rogato per l’appunto il 26 luglio 1667 e oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Cosenza. Atto ove con meticolosità sono raccolte, tra l’altro, tutte le notizie riguardanti la prima recognitio canonica delle reliquie, estratte dalle catacombe romane di San Lorenzo al Verano il 4 maggio 1656, e i successivi passaggi fino all’atto ufficiale di donazione al popolo aiellese da parte dell’eminente Porporato toscano. Dopo essere stata temporaneamente esposta nella chiesa del monastero di San Giacomo delle Clarisse, la cassa contenente le reliquie di San Geniale fu traslata nella sontuosa cappella dei Cybo Malaspina, sommo capolavoro della Rinascenza in Calabria, eretta da Alfonso Cybo nel 1597 nella chiesa conventuale di Santa Maria delle Grazie officiata dai Minori Osservanti. Costoro ne furono i custodi fino al 1808, anno in cui a furor di popolo le reliquie, ospitate nella nuova urna lignea, vennero definitivamente traslate nella Collegiata di Santa Maria Maggiore, chiesa madre della Città.
Il fausto evento della donazione del “corpo santo” del Martire, salutato dal popolo aiellese come chiaro segno di generosità e di predilezione da parte del duca Alberico II - grazie ai buoni uffici del fratello cardinale - legherà per sempre la storia di Aiello alla presenza fisica delle reliquie di San Geniale, il quale, da par suo, non tardò a manifestare i segni della sua potente preghiera di intercessione. Un rifiorire incredibile di miracoli, di celesti favori e di eventi inspiegabili, non soltanto a beneficio dei singoli fedeli ma anche dell’intera comunità aiellese, farà ben presto diffondere il culto di San Geniale ben oltre i limiti dello stato feudale richiamando così continui pellegrinaggi dai paesi e dalle città viciniori. Ed è, altresì, storicamente attestato che in tutto il circondario della ex Vicaria amanteana si diffuse già dalla fine del XVII secolo lo stesso nome del Santo, che tuttora viene imposto ai nuovi nati in segno di devozione e di consolidata tradizione familiare.
Il nobiluomo aiellese Geniale Maruca vergò di suo pugno nel 1763 un prezioso libercolo - oggi purtroppo disperso! - dove erano state raccolte tutte le grazie singolari e gli interventi prodigiosi attribuiti a San Geniale che, ben presto venne acclamato Patrono principale della Città, in special modo dopo il terremoto del 1783. Esiste ancora nell’Archivio di Stato cosentino, infatti, l’atto notarile col quale gli Onorati della Città con a capo il Sindaco promettevano in perpetuo di celebrare la festa votiva del 5 febbraio per ricordare il patrocinio di San Geniale durante le devastanti scosse telluriche che distrussero gran parte della Calabria in quel funestissimo anno.
Ancora oggi, insieme alla festività del 5 febbraio detta “San Geniale di voto”, si suole celebrare la solenne festa patronale nella prima domenica di maggio per ricordare quello storico 4 maggio 1656 nel quale le reliquie vennero estratte dal Coemeterium laurenziano del Verano. Nel 2004, ricorrendo il millesettecentesimo anniversario del martirio del Santo, oltre al restauro del pregevole busto-reliquiario ligneo scolpito a Napoli nel 1790, la Curia Metropolitana di Cosenza ha effettuato l’ultima ricognizione canonica e la risistemazione dei resti mortali del Martire. In tale occasione, confermando quanto tramandato devotamente dagli avi, il medico legale incaricato dell’esame autoptico constatò che si trattava dei resti di un bambino, quasi adolescente, provato dalla fame, morto per gli effetti di una crudele violenza. Il volto efebico e tenerissimo del Santo, magistralmente scolpito da non ben identificato scultore napoletano, esprime efficacemente l’età e la tenerezza del Giovinetto romano, che affrontò il martirio con coraggio in nome di Cristo.
Il Patrono è celebrato dal popolo aiellese due volte all’anno: il 5 febbraio, in ricordo del suo intervento miracoloso durante il terremoto del 1783, e la prima domenica di maggio. Fino a qualche tempo fa la commemorazione di febbraio, dal carattere esclusivamente penitenziale, aveva come protagonisti, accanto a San Geniale, anche Sant’Antonio di Padova e l’Immacolata Concezione, le cui artistiche immagini venivano esposte nella chiesa madre per l’occasione. Invero, il culto verso l’Immacolata, invocata come Protettrice di Aiello già durante la peste del 1623, era stato solennemente ratificato a seguito del disastroso terremoto che danneggiò la Città il 27 marzo 1638. Dopo l’immane disastro, infatti, l’Universitas si costituì nel 1658 dinanzi al notaio Angelo Inserra per promettere in perpetuo alla Vergine l’offerta della cera e il riconoscimento come speciale Patrona di Aiello. Fedele all’antica promessa, dopo il sisma del 1783, il popolo rinnovò il voto spostando la data della celebrazione dal 27 marzo al 5 febbraio istituendo, così, una giornata di ricordo e di penitenza, solennizzata dalla processione per le strade della Città con le tre immagini sacre. Nonostante i rigori invernali, la processione era accompagnata da una fiumana di popolo, per lo più scalzo, che per tradizione digiunava a pane e acqua. In questa giornata, che sostanzialmente nulla aveva di festivo, si ripeteva fino a circa un sessantennio fa il rito della liberazione degli “spirdati”, ossia l’esorcismo di coloro i quali erano posseduti dalle anime dei defunti. Condotti dinanzi all’immagine di San Geniale, costoro ricevevano dal clero una vera e propria preghiera di liberazione per l’intercessione del Patrono. San Geniale, infatti, secondo la leggenda, avrebbe compiuto il suo primo miracolo ad Aiello esorcizzando Tarquinia Ferrise, la donna che ne aveva trasportato le reliquie da Amantea fino in Città nel lontano 1667.
Ben altro carattere aveva, invece, la festa di maggio che si celebra con l’omonima fiera nella prima domenica del mese già dalla fine del XVIII secolo. Tra le numerose tradizioni legate alla festa patronale v’erano quelle ludico-ricreative che coinvolgevano soprattutto i giovani con la realizzazione dei famosi “palluni ‘e San Geniale”, piccole mongolfiere fatte di canna e carta colorata che venivano fatte volare al passaggio della processione, e il torneo “d’u casu”, giocato nelle ripide strade cittadine con pezze di formaggio stagionato. Ancora oggi, dopo la celebrazione della messa solenne, domenica mattina muove la processione per le strade del centro storico, all’uopo parate a festa con i damaschi e le coperte della tradizione, durante la quale la statua-reliquiario del Patrono “visita” i rioni della Città.